L'importanza delle parole

 


Durante l'estate sono avvenuti dei fatti molto gravi dei quali hai sicuramente sentito parlare. Proviamo a riflettere sull'uso di alcune parole che possono essere collegate a ciò che purtroppo è successo e dell'importanza che esse rivestono in un contesto che va ben al di là del fatto in sé.
Cominciamo dando la parola agli esperti. 
Vera Gheno, che si occupa di questioni linguistiche e del loro influsso nella società, in merito alla terribile violenza subita dalla ragazza di Palermo ad opera di sette coetanei, ha parlato di disumanizzazione presente nel linguaggio dei suoi aggressori.
Dalle chat risulta infatti che la ragazza ad un certo punto viene definita gatta  e questa è la spiegazione che ne dà la Gheno: "la vittima viene definita con un nome di animale e quando si ha a che fare con un animale molte persone si comportano in maniera del tutto diversa e con meno sensi di colpa rispetto a quando si rapportano con un essere umano. Quindi definire gatta la vittima dello stupro collettivo è un modo per renderla meno essere umano e quindi sentirsi meno in colpa nel farle violenza"

Proviamo a riflettere sul ricorso alla disumanizzazione che facevano i nazisti durante la loro propaganda contro gli ebrei e di cui avevamo già parlato lo scorso anno: spesso gli ebrei venivano etichettati come insetti parassiti o altri animali dannosi per la società. E ciò, anche in questo caso, per renderli meno umani all'occhio dell'opinione pubblica e per alimentare quel clima di odio che avrebbe dovuto condurre alla loro persecuzione e al loro allontanamento dalla comunità, come se fossero atti giustificati dei quali non sentirsi minimamente in colpa.
Ricordi le parole di Primo Levi a proposito del terribile trattamento riservato agli ebrei all'interno del campi di Auschwitz? Molte fanno riferimento alla disumanizzazione associata all'identificazione con il mondo animale: il tatuaggio all'arrivo (pratica riservata ai buoi), la consegna di ciotole senza le posate (così si nutrono gli animali), il gas velenoso che fuoriusciva dalle docce (utilizzato in precedenza come insetticida).

Ma torniamo alla parola gatta a cui ha posto attenzione la Gheno e proviamo a riflettere insieme su qualche espressione riferita a questo animale in senso dispregiativo, ad esempio gatta morta.
Chi è che viene indicata di solito come "gatta morta"? Una persona che sembra innocua, ma sta solo fingendo per ingannare qualcuno. 99 volte su 100 questa espressione è riferita ad una donna. 

Hai mai notato che alcune espressioni, se hanno una declinazione al femminile, hanno lo scopo di risultare offensive?
Qualche esempio: a tua sorella (il fratello non viene mai nominato), figlio di buona donna (per non dir peggio, sempre con riferimento alla madre e mai al padre) o - citando una parte del monologo dell'attrice e comica Paola Cortellesi - una donna disponibile intesa come una "poco di buono" che si concede a tutti (mentre l'espressione un uomo disponibile indica un uomo gentile e premuroso, mantenendo il suo significato semantico).

Quali le conseguenze, nel tempo, di un uso del linguaggio di questo genere? 
Proviamo a riflettere insieme.
Pensi che questi riferimenti alle parole (quelle che puntano a disumanizzare o quelle che riferite alle donne assumono una connotazione offensiva) possano influire nelle azioni che compiamo nella vita di tutti i giorni?
Proviamo a riflettere insieme. 

Ti chiedo infine di fare attenzione alle parole che spesso ascolti e che ho sentito talora canticchiare durante l'intervallo, ovvero quelle inserite in alcune barre delle canzoni trap.
Premetto che le ascolto anch'io e che non impedisco certo alle mie figlie di farlo (quando siamo in auto le mettiamo a palla tutti insieme e talune le canticchio pure, anzi la canzone di Laza è quella che a Sanremo mi è piaciuta di più e ho accompagnato io stessa le mie figlie alla discoteca i cui ospiti della serata erano Mambo Losco e Tony F), ma è innegabile che nei loro testi venga spesso usato un linguaggio per nulla rispettoso della figura femminile.
Prova a porvi particolare attenzione e cerca di rimanerne il più possibile distaccato, pensando al fatto che tutto ciò che vien detto nella barra non corrisponde per niente a verità (non crederai davvero che sia così facile per i trapper uscire con una donna, magari ubriaca, ogni sera diversa!).
Perché devi sapere che le parole sono importanti, sempre. Comunicano qualcosa, sempre.
E a volte bisogna imparare a distaccarsi dal messaggio che veicolano e da ciò che sottintendono.

Concludiamo riflettendo ancora su ciò che afferma Vera Gheno a proposito dell'importanza delle parole: "quando si parla o si scrive le parole chiave da tenere a mente sono CONSAPEVOLEZZA e RESPONSABILITA'. 
Consapevolezza perché dobbiamo essere consapevoli delle parole che usiamo e renderci conto del messaggio che passiamo, responsabilità perché dobbiamo tenere a mente che ciò che esprimeremo potrà avere delle conseguenze sugli altri.
E ancora: "Le parole non uccidono, certo, ma sono la cartina di tornasole della nostra società. Occorre maggior controllo del nostro linguaggio, con un uso più CONSAPEVOLE e RESPONSABILE.
Le parole sono un veicolo di cultura, conoscenza e visione della realtà; quando se ne fa un uso responsabile, nella testa delle persone si aprono scenari e narrazioni diversi. Le parole, insomma, possono creare circoli virtuosi."
Circoli virtuosi a cui possiamo dare il contributo anche noi, nel nostro piccolo, come piccola comunità classe. 




* a seguire, verranno svolte letture e attività tratte dagli albi illustrati
Io sono così di Fulvia Degl'Innocenti-Antonio Ferrara
Vorrei dirti di Cosetta Zanotti-Lucia Scuderi 
Con tutta probabilità anche dal romanzo Senza batter ciglio di Andrea Ferrari e dalla raccolta di racconti Scappati di mano di Antonio Ferrara-Filippo Mittino  (testi che però devo ancora leggere), ai quali se ne affiancheranno di ulteriori anche tra quelli già inseriti in biblioteca di classe

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