CORSO DI FORMAZIONE PRATICHE DI DIDATTICA ATTIVA

a.s. 2021-2022

 

 

Creatività e coinvolgimento emozionale nell’apprendimento

Prof.ssa Barbara Dragoni

 


 

A fine anno scolastico 2020-2021, anno scolastico travagliato e per molti versi pure peggiore dell’anno precedente, avevo subito cominciato a mettere in lista una serie di idee da proporre agli insegnanti che mi avrebbero ascoltata in questo corso di formazione, felicissima di poter dare il mio contributo in materia di pratiche di didattica attiva, vista la mia incondizionata fiducia nel potere della condivisione. Poi, nel mese di luglio, ho seguito con estremo interesse il dibattito sui risultati negativi delle Invalsi e sulla responsabilità attribuita alla dad, e di riflesso agli insegnanti che – loro malgrado – si sono ritrovati improvvisamente a doverla gestire, così ho organizzato tutte le idee precedenti partendo da questa premessa: forse è proprio con la dad che c’è bisogno di mettere in moto, a mio avviso, quelli che sono gli elementi cardine di una buona impostazione didattica, ossia il coinvolgimento emozionale, la pratica attiva e, non ultima, la creatività. Elementi cardine che, però, devono focalizzare la loro attenzione sui PROCESSI di LAVORO, e non esclusivamente sui risultati come avviene nel corso della somministrazione delle prove Invalsi.

Avendo insegnato in due terze, ho notato anch’io che diversi miei studenti non hanno ottenuto risultati numerici eccellenti nella prova di comprensione del testo di italiano e nonostante il file mi sia stato fatto immediatamente recapitare per analizzarne gli esiti – come avvenuto per tutti i docenti di italiano, matematica e inglese del mio istituto – fin da subito avevo ben chiaro quali erano stati i percorsi di apprendimento di ciascuno dei miei alunni identificati asetticamente con un numero a otto cifre e questa semplice consapevolezza ha evitato di far sentire in colpa me e, soprattutto, ha evitato di attribuire qualsivoglia colpa a loro.

Ciascuno di quei numeri – che mi era stato chiesto di analizzare, anche in vista di una eventuale formazione per migliorare in futuro le performances (mie, credo…) – sono studenti che io conosco bene e per ciascuno di loro ho ben chiaro i processi di lavoro che stanno dietro al risultato conseguito.

Giusto a mo’ di esempio, so che 10952439 ha preso 1, ma so anche che in tre anni di scuola ha riempito un quadernone di annotazioni, progressivamente sempre meno sgrammaticate, in cui ha trovato modo di dare voce ad argomenti a lui cari, mai banali, che più di una volta mi hanno stupito per la loro profondità.

So anche che 12639972 ha preso 5, ma so nel contempo che il suo 5 lo avrebbe preso anche senza di me, viste le sue doti intellettive eccelse che la porteranno lontano.

E così so la storia del 2 di 10571259, che partiva con un rifiuto profondo verso la letto/scrittura, superato a piccoli passi fino ad arrivare a scrivere testi di senso compiuto e a leggere albi e graphic novel di alta qualità.

 

Ma cosa vuol dire incidere davvero nei nostri studenti?

Come fare a migliorare in concreto i loro processi di apprendimento?

Ecco, queste sono le domande – a mio avviso – che occorre porsi per dare un senso al nostro lavoro, non tanto “quanto hanno preso alle Invalsi i miei alunni?”

Ma, prima di rispondere, è necessario innanzitutto porre l’attenzione sugli obiettivi su cui vogliamo lavorare e, soprattutto, sui traguardi di competenza da far raggiungere ai nostri studenti e che, imprescindibilmente, sono indicati dalla normativa.

E quali sono questi traguardi per lo sviluppo delle competenze in lingua italiana al termine della scuola secondaria di primo grado su cui dover impostare tutta la nostra azione e programmazione didattica?

In estrema sintesi – perché sono noti e arcinoti, quindi non hanno bisogno di essere esplicitati compiutamente perché già letti e riletti nelle Indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo di istruzione – eccoli qua:

I ragazzi, alla fine della scuola secondaria di primo grado, devono essere in grado di:

- saper comunicare, dialogare nel rispetto del prossimo e riuscire a collaborare;

- saper comprendere testi di vario tipo;

- saper esporre argomenti di studio, anche utilizzando schemi o presentazioni;

- saper leggere testi letterari di vario tipo (narrativi, poetici, teatrali), cercarne una interpretazione, collaborando con compagni e insegnanti

- saper usare manuali e testi misti, continui/non continui per studiare;

- saper scrivere testi di vario tipo (narrativi, descrittivi, espositivi, regolativi, argomentativi);

- saper produrre testi o presentazioni multimediali dopo aver raccolto informazioni;

- saper comprendere e utilizzare parole del vocabolario di base e specialistiche e saper adottare adeguatamente registro formale e informale;

- saper padroneggiare lessico, morfologia e sintassi e saper eseguire metacognizione linguistica per riuscire a comprendere altri testi e correggere i propri.

 

I traguardi sono chiari da tempo e sta al docente scegliere le modalità che ritiene più efficaci per fare in modo che i propri ragazzi siano messi in grado di conseguirli, così come prevede in modo altrettanto chiaro niente meno che la Costituzione.

Quali sono, e qui mi riallaccio a quanto sopra accennato, le modalità a mio avviso più efficaci, o che almeno ritengo essere più efficaci nella mia azione didattica?

Quelle che prevedono, appunto, tre componenti, che costituiranno l’oggetto specifico del mio intervento e che cercherò di esplicitare con esempi soprattutto concreti più che teorici, ossia:

 

- il COINVOLGIMENTO EMOZIONALE;

- le PRATICHE DI DIDATTICA ATTIVA;

- la CREATIVITA’.

 

In un certo qual modo, tutte e tre le voci possono considerarsi interconnesse e il filo rosso che può fare da collante può identificarsi con la PRATICA LABORATORIALE.

Perché i ragazzi si sentano coinvolti il più possibile nelle attività proposte, perché interagiscano in modo attivo nella lezione e perché ricerchino soluzioni che mettano in campo il loro spirito critico e la componente creativa, occorre fare in modo che il setting e le lezioni siano impostate in modalità laboratoriale.

Sappiamo tutti bene quanto sia difficile fare mantenere alta l’attenzione in classe, visti i tempi attentivi ormai diventati ridottissimi, e per un apprendimento realmente efficace è impossibile proporre lezioni in modalità esclusivamente frontale in cui i ragazzi si limitino a rimanere in silenzio e a mantenere un atteggiamento passivo. Al contrario, diventa necessario fare in modo che gli studenti si sentano parte attiva dei loro processi di apprendimento, che mettano in pratica in prima persona i saperi che si chiede loro di introiettare e che lavorino con spirito collaborativo in un’ottica di scambio e confronto reciproco e comunitario.

Ma come si impostano queste famose lezioni laboratoriali?

Nei corsi di aggiornamento la parola laboratorio torna continuamente: no alla lezione frontale, sì alla didattica laboratoriale. Però spesso tutto rimane ancorato alla teoria e il formatore di turno cerca di spiegarci il concetto senza un minimo di concretezza e per lo più attraverso una modalità di lezione frontale che proprio con le sue parole tanto sembra respingere.

Vediamo in questo incontro di andare nella direzione opposta e di concentrarci il più possibile nelle pratiche e nei fatti, o almeno in quelle pratiche che, per mia esperienza, hanno ottenute buone ricadute sia in termini di coinvolgimento che di interazione reciproca.

Cosa vuol dire – quindi - fare laboratorio in classe, fare didattica laboratoriale in classe? 

Prima di passare alla pratica, mi si conceda una piccola incursione teorica, a mio avviso molto significativa.

Prendendo a prestito le parole di Antonia Chiara Scardicchio, docente di Progettazione e valutazione dei processi formativi e Didattica dell'organizzazione dei servizi educativi e riabilitativi presso l'Università degli Studi di Foggia, questa – secondo me –  è una bella definizione/spiegazione di pratica laboratoriale:

"L'espressione laboratorio non riguarda soltanto il coinvolgimento, fondamentale e cruciale, del fare. Affinché un insegnante riesca ad allestire un setting laboratoriale è necessario che abbia una disposizione interiore che è quella propria dell'esposizione all'incertezza. In una lezione non laboratoriale noi docenti siamo dentro una lezione di programmazione, non improvvisazione: abbiamo definito un obiettivo e abbiamo necessità, sia psichica che pratica, che tutto vada come noi lo abbiamo programmato. Ma lavorare con i bambini e i ragazzi significa prepararsi a ciò che non sappiamo  ciò che i bambini e i ragazzi possano andare a muovere. Il setting laboratoriale coincide allora con la DOMANDA. È la domanda il luogo dell'apprendimento e dell'evoluzione. Quanto ci spaventano invece le domande? Le nostre e quelle degli altri. Abbiamo a lungo misurato la nostra competenza di insegnanti nella misura in cui non c'erano domande, ma soltanto risposte, perché ci intimorisce la sospensione che corrisponde alla domanda. E la creatività, tanto importante per l'apprendimento, riguarda invece la postura dell'APERTO. E non si tratta di scegliere tra essere un docente "emotivo" o essere un docente "rigoroso" perché "rigore e immaginazione si intrecciano quando io sono disposto a..." - diceva Gregory Bateson - cioè a stare dentro una strada di conoscenza che  non ho completamente previsto e programmato. Solo allora concepisco il setting educativo come un laboratorio di ricerca e considero i bambini e i ragazzi co-ricercatori insieme a me"

 

Far scaturire domande, creare situazioni di apprendimento in cui i ragazzi siano in grado di sentirsi coinvolti in ciò che studiano e siano chiamati direttamente ad agire per costruire, insieme ai compagni e ai docenti, il sapere che andranno ad introiettare è ciò che, a mio avviso, si intende per laboratorio.

Nelle attività di classe non è funzionale cercare che i ragazzi ci forniscano delle risposte standard, bensì che – aiutati dai docenti - siano in grado di porsi domande di senso e di siano messi nelle condizioni di svolgere attività altamente coinvolgenti, a dimostrazione non solo di ciò che sanno fare, ma di come lo sanno fare di come sono in grado di rielaborare quanto appreso.

Per far questo occorre lavorare sui processi, non sui prodotti finiti, condividere ciò che si pensa e aiutare i ragazzi ad essere consapevoli non solo di ciò che stanno facendo, ma anche di come lo stanno facendo, in un'ottica di progressione continua e tenendo conto dei livelli individuali di partenza.

E occorre che i ragazzi si sentano protagonisti attivi di ciò che viene loro richiesto, non semplici spettatori passivi interessati solo a memorizzare nozioni, e che possano agire seguendo varie procedure, così da riuscire ad esprimere al meglio i loro talenti.

Non dimentichiamo, infatti, che la scuola secondaria di primo grado ha come obiettivo prioritario quello di indirizzare i ragazzi alla consapevolezza di sé, alla presa di coscienza dei propri punti di forza su cui progettare ipotesi di prosecuzione scolastica futura, quindi dare modo di sperimentare ed esprimersi attraverso diverse modalità procedurali sarà utilissimo per osservare quali sono i talenti da far valorizzare in ognuno dei nostri ragazzi, sia che afferiscano a sfera digitale, a espressività testuale o a produzione artistico-raffigurativa.

Insomma, mettere in gioco le "intelligenze multiple", per dirlo alla Gardner, dovrebbe essere argomento cardine della cosiddetta scuola media.

Ma, dopo questa parte introduttiva teorica, è arrivato il momento di passare alla pratica: come realizzare in classe tutto ciò? O meglio, come ho cercato di realizzare io in classe ciò che ho appena illustrato in questa premessa?

Vi presento dei suggerimenti e delle esperienze di classe che ho trovato particolarmente congeniali al mio modo di essere e di fare scuola.

Se potranno risultarvi utili o potranno far scaturire occasioni di confronto ben venga: anche il mio fare scuola ne beneficerà. A mio parere, la condivisione di pratiche è arricchente per tutti, sia per chi la riceve, che per chi la fa.

 

  

Dalla teoria alla pratica:

esperienze di didattica attiva in aula

 

Da diversi anni gestisco un blog in cui si possono leggere le narrazioni di alcune mie esperienze realizzate in classe, quindi diversi spunti che fornirò si possono ritrovare all’interno del seguente link, richiamato comunque tra bibliografia e sitografia finali consigliate:

http://dragoniprof.blogspot.com/

 

La focalizzazione sarà diretta verso un tipo di didattica attiva, che preveda il coinvolgimento emotivo e il ricorso alla creatività, e che confluisca in quei traguardi indicati dalla normativa, così da trovarne giustificazione, o meglio, naturale confluenza.

 

 

Un’attività di accoglienza a partire dalla poesia “La scuola” di Sandro Penna

 

Comincio presentandovi una attività di accoglienza, da poter svolgere a inizio anno nei vari ordini di scuola, che può essere utile per ricominciare le lezioni seguendo vari step, compreso ripasso degli argomenti affrontati negli anni precedenti (se gli alunni si conoscono già) o anticipazione di nuovi (sia che gli alunni si conoscano che no): lettura ad alta voce e commento della poesia SCUOLA di Sandro Penna.

  

 

Negli azzurri mattini

le file svelte e nere

dei collegali. Bandiere

di nostalgia campestre

gli alberi alle finestre.

 

 

Una poesia breve incuriosisce, mantiene l’attenzione e predispone facilmente al confronto.

Questi gli input che vi si possono ricavare, così da lavorare su coinvolgimento emotivo e didattica attiva, oltre che su spirito critico, capacità rielaborativa e creatività:

- anticipare il concetto di poesia ermetica, di significati densi e immagini/suggestioni emozionanti;

- leggere ad alta voce, richiedere impressioni e lavorare sulla negoziazione dei significati, sia in modalità individuale che collettiva e sia in modalità orale che scritta;

- insistere sul lessico e sui relativi contesti d’uso;

- far eseguire attività di visualizzazione e richiedere di esplicitare connessioni e domande da porre all’autore o, in genere, sul significato globale del testo;

- coinvolgere i ragazzi accennando alla scuola dei tempi passati con l’obiettivo lavorare sui punti di vista, ma anche di assegnare interviste e ricerche tematiche, da far sviluppare nella forma per loro più congeniale (testo narrativo-espositivo, presentazione in formato digitale, file audio/video…);

- in maniera un po’ più tradizionale far prendere degli appunti, aiutandosi con frecce, colori e annotazioni meno strutturate, sempre dopo aver eseguito discussione e condivisione, così da non rendere l’interpretazione del testo esclusivamente univoca, come parafrasi – insomma - fornita solo dall’insegnante

  

- sollecitare la discussione partendo da parole della poesia che possono rimandare a concetti che richiedono di essere rielaborati e argomentati, come bandiera e libertà, particolarmente utili per l’ottica orientativa e di conoscenza di sé o per porre le basi della strutturazione di una tipologia di testo da affrontare in corso d’anno (la consegna potrebbe essere la seguente:

Nei primi versi si parla di uniforme scura da far indossare agli studenti.

Cosa ne pensate? Dividete la pagina del quaderno in due parti, indicando argomenti a favore e argomenti contrari sulla questione "a scuola grembiule sì o no. Condivideremo, come sempre, i ragionamenti e cominceremo a comprendere qual è il processo per ottenere prodotti argomentativi persuasivi ed efficaci.

 

Qui due post del blog che spiegano, nel dettaglio, come l’attività è stata condotta in aula, quali sono state le annotazioni scritte e orali condivise e quali prodotti finali ne sono usciti fuori.

https://dragoniprof.blogspot.com/2020/09/una-poesia-per-cominciare-tante.html

https://dragoniprof.blogspot.com/2020/10/la-scuola-dei-tempi-passati-ecco-qua-i.html

 

In breve, da una rilettura dei traguardi delle Indicazioni nazionali sopra esposti, numerosi sono le sollecitazioni che li vedono direttamente coinvolti, quali i lavori sulla competenza comunicativa e dialogica, sulla comprensione ed interpretazione testuale da attuarsi anche in collaborazione con compagni e docenti, saper scrivere e produrre testi, anche in forma multimediale, e anche dopo aver raccolto informazioni, conoscere e saper utilizzare vocaboli di base e specialistici.

 

Ragazzi teatranti e burattinai

 

Qui vi presento due attività in cui la didattica attiva, il coinvolgimento e la creatività si evidenziano in modo ancor più palese: la creazione di un Kamishibai per raccontare alcune vicende dell’Iliade e la messa in scena di una performance teatrale per rievocare la vicenda di Enrico VIII Tudor e delle sue mogli.

Simili spunti possono trovare applicazione, opportunamente rimodulati, in qualsiasi ordine di scolastico, scuola dell’infanzia inclusa.

 

Dopo la narrazione di alcuni episodi dell’Iliade e la discussione sugli stessi eseguita sia in modalità individuale che collettiva, i ragazzi sono passati al ruolo di esecutori attivi e di co-costruttori delle proprie conoscenze seguendo dei processi di apprendimento che facessero leva sulla competenza di rielaborazione critica, sulla capacità di lavorare in gruppo e sul ricorso alla creatività.

Il kamishibai è un teatrino viaggiante utilizzato dai giapponesi, specialmente in passato, per portare in giro con la bici le storie da raccontare nelle piazze ai passanti.

In realtà il nostro era un po’ un mix tra teatro itinerante e kamishibai vero e proprio, visto che quest’ultimo dovrebbe prevedere la narrazione di storie supportate con disegni intercambiabili e non con burattini come abbiamo prodotto noi, ma l’importante è dare seguito alle idee che provengono dai ragazzi e questo è ciò che ho trovato utile far realizzare. Lavorando a piccolo gruppo, gli studenti hanno scelto un episodio dell’Iliade che li aveva particolarmente colpiti e lo hanno riscritto sotto forma di dialogo, così che i burattini potessero parlare tra loro e affrontarsi un po’ come accade negli spettacoli dei pupi siciliani.

Un esempio di mini-sceneggiatura, chiamiamola così, è la seguente, finalizzata a rievocare il litigio tra Achille e Agamennone:

 

Crise: Agamennone, sono venuto a riprendermi mia figlia Criseide.

 

Agamennone: Non te la darò indietro! La terrò come mia schiava!

 

Crise: Allora dirò ad Apollo di mandare la peste su di voi.

 

Achille: Agamennone, devi restituire Criseide a Crise, perché i nostri soldati stanno morendo di peste e in questo modo non vinceremo mai la guerra!

 

Agamennone: Va bene, io restituirò Criseide a Crise, ma tu mi devi dare la tua schiava perché io sono il vostro capo e non posso rimanere senza schiava!

 

Achille: Allora anch’io non posso rimanere senza schiava, perché sono il combattente più forte dell’esercito, mentre tu te ne stai fermo a dare ordini e guardarci morire. Brutto cane! Cuore di cervo! Se io rimarrò senza schiava, me ne andrò dall’esercito acheo! Sto combattendo per tuo fratello Menelao. A me i troiani non hanno fatto niente!

 

Agamennone: Va bene, vattene pure! Non mi importa niente, ho soldati più forti e coraggiosi di te e se sei forte il merito non è tuo, ma di una divinità.

 

Achille: Va bene, me ne vado. Me ne tornerò a Ftia, così perderai il tuo guerriero più forte e quando te ne pentirai sarà troppo tardi.

Alcuni hanno scelto di rievocare la morte di Patroclo, altri l’ultimo saluto tra Ettore e Andromaca, altri ancora il duello tra Ettore e Achille.

Oltre alla strutturazione dei dialoghi, i ragazzi hanno realizzato in autonomia, utilizzando semplici cartoni di scarto, sia il teatrino/kamishibai vero e proprio che i personaggi da far animare al suo interno. In ultimo, gli sketch sono stati prima messi in scena in classe, poi l’intero allestimento, compresa la bicicletta proprio come avviene nelle narrazioni itineranti giapponesi, si è spostato nelle varie classi dell’istituto, compresi gli uffici di segreteria, così che i ragazzi si sentissero coinvolti appieno nel loro ruolo di affabulatori e di divulgatori di conoscenza. Va da sé che, implicitamente, tutto ciò puntasse in primis alla sedimentazione delle loro conoscenze, ma anche alla messa in ballo di numerose competenze non meno importanti, quali la capacità di organizzare una attività insieme agli altri e di riuscire a sostenere una recitazione, ma anche una conversazione, di fronte agli altri, sia coetanei che adulti, rafforzando in modo fattivo le competenze verbali, spesso considerate nell’italiano, a torto, subalterne alle competenze di tipo scritto. L’iniziativa si è svolta in periodo pre-Covid, quindi oggi dovrebbe prevedere sicuramente delle limitazioni, ma nelle sue linee essenziali può essere, a mio avviso, impostata lo stesso e la creatività sulla costruzione, ad esempio, degli allestimenti potrebbe persino essere implementata, ad esempio facendo ricorso a materiali di recupero per la creazione di teatrino o burattini o, in accordo con insegnanti delle discipline artistiche, in una interessante ottica di interdisciplinarietà, realizzando disegni e sfondi intercambiabili proprio come avviene negli autentici kamishibai nipponici.

Ultimi elementi su cui tener focalizzata l’attenzione in un simile lavoro – ma non ultimi per rilevanza formativa/educativa – sono gli aspetti della METACOGNIZIONE e della VALUTAZIONE, aspetti essenziali per dare senso al percorso di lavoro e per permettere ai ragazzi di avere coscienza dei procedimenti di apprendimento intrapresi.

 

Giusto un piccolo accenno teorico alla metacognizione e alla sua importanza all’interno dei processi di apprendimento, tratto dal libro Didattica metacognitiva di  J.G. Borkowski e N. Muthukrishna:

M. Pressey, K.R. Harris e M. B. Marks sottolineano il fatto che, in un buon modello di insegnamento delle strategie "gli insegnanti incoraggiano abitualmente la riflessione e la pianificazione da parte degli studenti". […]

G.G. Duffy dice che gli insegnanti devono "situare le strategie" in modo che i bambini abbiano un feedback immediato del fatto che l'uso di strategie effettivamente migliora le loro prestazioni; devono essere costantemente incoraggiati a monitorare con cura il proprio uso di strategie e il corrispondente miglioramento nella prestazione che ne deriva. […]

Ma cosa sono le strategie? "Le strategie - secondo la spiegazione di Pressley, Forrest-Pressley, Elliot-Faus e Miller - si compongono di una o più operazioni cognitive sottostanti e soprastanti i processi che costituiscono l'esecuzione di un compito. Le strategie sono rivolte a risultati cognitivi e sono potenzialmente attività consapevoli e controllabili". La loro funzione è quella di assistere chi apprende nell'esecuzione di operazioni cognitive essenziali che producano un apprendimento interiorizzato ed efficace. [...]

Una buona istruzione sulle strategie permette di realizzare un dialogo costruttivo sui processi del pensiero e dell'apprendimento e di promuovere attività di natura interattiva guidate dall'insegnante (Duffy e Roehler)

Può forse sembrare complicato, ma a mio avviso tutto sta nel far rientrare progressivamente la metacognizione nelle consuete attività di classe, anche partendo con semplici richieste in cui far spiegare ai ragazzi cosa hanno realizzato, come, con quali finalità e con quali esiti.

 

Qui alcune riflessioni scritte da E.:

- prima del lavoro “con la prof abbiamo letto alcune parti dell’Iliade e a me è piaciuta la litigata tra Achille e Agamennone. Che coraggio Achille a rivolgersi così al suo capo! Io non ce l’avrei mai fatta! Insieme a V. e A. abbiamo scelto di scrivere dialoghi su questa scena. Prima rileggeremo le pagine sull’antologia, poi mi farò un pochino aiutare da A. che scrive meglio di me. Io disegno bene e ho già pensato a come fare i burattini”

- in corso di lavoro “Il dialogo sta venendo bene. Abbiamo messo delle battute nostre, ma V. ha detto di seguire anche quello che c’è scritto sul testo. Le offese di Achille, ad esempio, sono buffe e le mettiamo. Poi dobbiamo spiegare in poche righe che cosa sta succedendo, quindi bisogna scegliere le parole giuste che dovremo leggere e che gli altri dovranno capire. Intanto anche i personaggi disegnati stanno venendo bene. Io ho guardato su internet i vestiti dei soldati, cercherò di farli meglio che mi riesce. Scriviamo e poi leggiamo a voce alta facendo muovere i burattini. Sembra venga bene”.

- a fine lavoro “credo che questa attività mi farà ricordare questa scena per molto tempo. Leggere davanti agli altri mi ha messo un po’ in imbarazzo, ma non tanto. Poi io dovevo guidare la bicicletta, quindi ho letto poco con la scusa che avevo altro da fare. I miei disegni sono piaciuti e sono contento. Mi viene da ridere se penso alla faccia che ha fatto il mio babbo quando ho detto che dovevo portare la bicicletta a scuola per una cosa di italiano. Non ci credeva e pensava che lo prendessi in giro. Insomma, un’esperienza positiva, da rifare!”

 

Anche per la valutazione, occorre fare in modo che i ragazzi siano coinvolti in prima persona nei criteri che verranno adottati. Ciò farà sì che si impegnino con maggior efficacia e che siano consapevoli fin da subito se il loro lavoro sta procedendo nel modo giusto oppure se stanno trascurando elementi su cui dovrebbero invece puntare l’attenzione.

I criteri di valutazione dovranno essere chiari, di facile comprensione e condivisi fin da subito, senza – a mio avviso – dover ricorrere a complicate rubriche che, seppur correttissime, i ragazzi percepirebbero come lontane da ciò che stanno facendo o addirittura incomprensibili.

Tra i criteri, da far corrispondere a numerazione se si intende assegnare un voto o a lettera se si intende documentare un’attività da valutare per competenza, non dovranno mancare voci basilari, quali chiarezza espositiva, capacità di rielaborazione e originalità, ma anche altre più trasversali su cui i ragazzi stessi, spesso, si sentono maggiormente coinvolti, quali attenzione alla tempistica, capacità di lavorare con gli altri e di contribuire in modo fattivo alla realizzazione del prodotto finale.

 

Seppur iniziative laboratoriali di questo genere possano a prima vista apparire come eccessivamente complesse/lunghe o addirittura non allineate a ciò che richiedono le Indicazioni nazionali, dalle competenze messe in campo si nota, invece, che sia la valenza didattica che la ricaduta sugli apprendimenti acquistano un ruolo notevole: i ragazzi comunicano, collaborano, leggono, interpretano, comprendono, rielaborano, espongono, scrivono, producono, padroneggiano lessico e sintassi, sia in modalità scritta che orale.

Insomma, fanno un sacco di cose, a dirla usando un po’ il loro linguaggio.

 Qui il post del blog che fa riferimento all’iniziativa appena illustrata.

 https://dragoniprof.blogspot.com/2019/03/e-diffondiamo-la-storia-delliliade-con.html

 

 

Sempre all’interno del blog è possibile consultare gli step realizzati per mettere in piedi una attività per certi versi simile, anche se effettuata con forme di coinvolgimento e partecipazione più ampie e maggiormente strutturate.

A seguito di particolare interesse suscitato nel corso dello studio di Enrico VIII Tudor e della condizione coniugale che lo ha contraddistinto, a seguito di lettura di brani tratti dal libro di Mino Milani La storia di Enrico VIII e delle sue sei mogli e di elaborazione di forme testuali di scrittura creativa - che hanno spaziato dalla narrazione più tradizionale alla creazione di soluzioni più originali e attualizzate quali forme di comunicazione digitale o via social – i ragazzi hanno lavorato, in modalità collettiva, alla stesura di una vera e propria sceneggiatura che, grazie al supporto del referente audiovisivi di plesso, oltre alla realizzazione di un vero e proprio prodotto finale (video tematico), hanno sperimentato, in piccolo, le molteplici realtà che si celano dietro uno spettacolo teatrale, come la recita svolta dagli attori, ma anche il ruolo non meno importante di regista, aiuto-regista, tecnico del suono e delle luci, costumista, truccatore, parrucchiere e suggeritore, ruolo per cui ciascun alunno della classe aveva ottenuto un incarico.

Al di là del prodotto finale in sé, un’attività del genere ha messo in campo molteplici competenze, più numerose di quelle sopra enucleate per l’esperienza del kamishibai visto il piano maggiormente tecnico-pratico in cui è confluita, ed ha soprattutto avuto un’eccellente ricaduta in termini di socializzazione tra i ragazzi, implementando la collaborazione tra pari e il senso di comunità dell’intero contesto classe.

 

Questo il prodotto finale:

 

https://www.youtube.com/watch?v=GpWn_ZlwbLw&t=11s

 

Queste un po’ di testimonianze tratte dalle consuete attività di metacognizione in cui si chiedeva di esplicitare ciò che aveva maggiormente destato interesse nel corso dello svolgimento del proprio ruolo:

 

“Mi è piaciuto fare il cameraman. Sembra facile, ma è difficilissimo stabilire le inquadrature o sistemare le telecamere in modo che l’ombra non copra gli attori. Ho capito che fare i video mi piace e voglio coltivare questa attività anche da solo”. (F.)

 

“Io sono stato il fonico. Come ruolo è bello e interessante, tranne quando passa il ragazzo di torno che fa rumore e sembra che esplodano i timpani! Dovevo ascoltare attentamente e dire al regista se sei sentivano rumori di sottofondo che potevano rovinare l’audio. La parte che non mi è piaciuto rifare è stato l’applauso perché mi ha lasciato una gran confusione in testa”. (M.)

 

“Io ero la costumista e la truccatrice insieme al mio compagno G. I costumi li abbiamo trovati noi: E. che interpretava il re aveva il vestito indossato da Erode nel presepe vivente che si svolge vicino a casa mia, mentre le ragazze che impersonavano le mogli indossavano abiti di carnevale. Difficile è stato vestire il mio compagno che faceva il re perché il costume era troppo largo e perché si lamentava continuamente del caldo. Ci siamo divertiti, anche a mangiare insieme nelle pause tra le riprese, e il prossimo anno spero che possiamo rivivere un’esperienza simile”. (V.)

 

“Secondo me bisogna fare in modo di far velocizzare qualcuno: le ragazze che interpretavano le mogli ci mettevano troppo tempo per prepararsi, specialmente quelle della prima scena. Per me poi è stato molto difficile rimanere in assoluto silenzio durante le riprese. Mi veniva da ridere”. (G.)

 

“Io recitavo e mi sono divertita molto. Ho imparato tante cose nuove, ascoltato tanti suggerimenti su come migliorare i miei errori. Fare l’attore è difficile, ma anche gli altri ruoli non sono da meno. Ho dovuto togliere gli occhiali e credevo di non vedere niente. Però mi vergognavo di meno così, quindi è andata bene, anzi meglio. Ho  capito che per fare un film, un video o uno spettacolo teatrale ci vuole tanto tempo e che ci sono tante persone che lavorano, non solo gli attori che si vedono. E mi è piaciuto molto il fatto che in questa occasione ci siamo legati anche più tra noi compagni. Dovevamo collaborare e dovevamo ascoltarci. I prof ci hanno sempre incoraggiati, anche quando sbagliavamo le scene, e noi ci siamo dati sempre più da fare per rimanere concentrati e fare sempre meglio. Ho capito che per fare bene il proprio compito occorre saper lavorare con gli altri e ascoltare i consigli di chi ne sa di più”. (S.)

Nel blog un po’ di immagini del back-stage e la spiegazione di tutte le fasi di lavoro.

  

https://dragoniprof.blogspot.com/2016/11/enrico-viii-e-le-sue-mogli.html

 

https://dragoniprof.blogspot.com/2017/06/video-video-delle-mie-brame2.html

 

  

Coinvolgimento emozionale con i libri senza parole

 

Questa esperienza pratica che sto per presentare mostra ancora come fare laboratorio in classe, ma anche come stimolare la creatività, come includere in maniera reale, come lavorare sul coinvolgimento e sull’autenticità, come – insomma – fare lezione ed “essere disposti a…”, come citato in premessa.

L’esperienza e gli stimoli a cui faccio riferimento riguardano la lettura in classe di un libro senza parole.

Sì, proprio un’esperienza di lettura arricchente ed inclusiva, perché sfogliare insieme ai ragazzi un libro che non contiene parole ma che fa snodare la vicenda attraverso le immagini, richiede voglia di mettersi in gioco, di lavorare insieme sulla negoziazione dei significati, di discutere su interpretazioni personali, di porre la massima attenzione ai dettagli, liberamente interpretabili, mantenendo alta la concentrazione e permettendo un autentico coinvolgimento emotivo, senza considerare il fatto che il ricorso alle sole immagini fa sì che possano sentirsi integralmente coinvolti anche alunni con problematiche legate alla comprensione della lingua scritta, non italofoni in primis, quindi tale esperienza può ben essere applicata in qualsiasi contesto o in qualsiasi ordine scolastico che presenti eterogeneità cognitive anche molto spiccate.

Il libro preso a riferimento, formato appunto di sole immagini e privo di parole, si intitola Flotsam (tradotto dall’inglese come “relitti galleggianti”) e l’autore è David Wiesner, scrittore e illustratore americano specializzato in libri per bambini, alcuni – appunto – anche senza parole.

  

Prima di presentare l’attività, giusto una breve premessa con le parole di Ferruccio Gironimi - contenute nelle annotazioni finali di un altro bellissimo silent book, realizzato da Paola Formica e intitolato Orizzonti, sulle enormi potenzialità dei libri senza parole, così da provare ad incrementarne l’uso all’interno delle nostre classi, qualsiasi sia l’ordine scolastico in cui ci ritroviamo ad insegnare:

 

“[Il libro senza parole è difficile da pensare, da realizzare e anche da leggere], ma per certi versi è anche più bello del libro con le parole. Perché il libro senza parole, soprattutto se è ben fatto, ovviamente, ci rende più interrogativi, più investigativi, più riflessivi, in definitiva più autonomi e più coautori della narrazione contenuta in esso. È un libro sempre avventuroso e comunque sorprendente, tanto per chi lo immagina quanto per chi se lo re-immagina. Ed è un'emozione sempre diversa”.

 

D’obbligo anche citare le parole pronunciate da Roberta Flavia, volto noto del conosciutissimo sito Teste Fiorite, a proposito della potenza contenuta all’interno dei libri senza parole:

“Il libro silenzioso non è affatto silenzioso, dice tante parole sfruttando solo il canale iconografico. Il libro silenzioso ha una potenza straordinaria: quando si riesce a fare a meno delle parole e la narrazione riesce a reggere con le immagini, vuol dire che siamo davanti ad una storia molto forte o che viene realizzata in modo estremamente forte.

Libri di questo tipo si possono leggere a varie voci o in silenzio, ponendo estrema attenzione, di volta in volta, ai dettagli.

La loro caratteristica eccezionale è che possono essere letti da tutti (sono inseriti nelle biblioteche di Lampedusa per i bambini migranti, perché persone provenienti da ogni paese del mondo riescono a decifrare il linguaggio iconografico), stranieri o bambini molto piccoli possono avventurarsi nella lettura, perché si entra nella storia con facilità e senza bisogno di mediazione linguistica”.

 

 

Come si può intuire, i libri senza parole possono concorre allo sviluppo di numerosi e importanti obiettivi didattici, quali:

- favorire l'educazione all'iconografia e, di conseguenza, al libro e alla lettura;

- imparare a negoziare i significati;

- imparare a fornire interpretazioni personali e accoglierne di nuove;

- favorire la discussione di gruppo;

- sviluppare l'abilità di osservazione e di decodifica delle immagini;

- sviluppare l'abilità di narrazione, quindi lavorare su abilità linguistica e patrimonio lessicale;

- imparare a compiere inferenze e connessioni;

- stimolare l'immaginazione e la creatività.

Nel corso della lettura e a lettura ultimata occorre parlare del libro, come dice Aidan Chambers, chiedere ai ragazzi cosa è piaciuto e cosa no, cosa hanno imparato, qual è il senso della storia letta e il ruolo dei personaggi.

I ragazzi e i bambini sono molto attenti ai dettagli, molto più di noi adulti, e negoziare i significati con loro sarà un'esperienza arricchente anche per chi la propone.

 

Su Flotsam il ragazzo protagonista trova sulla spiaggia una vecchia macchina fotografica, sviluppa il rullino che si trova al suo interno e scopre che sotto il mare succedono cose che nessuno si aspetterebbe: gli abitanti vivono come viviamo noi, vi compaiono alieni, robot, vi è un mondo tecnologizzato e ipermoderno. Qualcuno è andato lì sotto a fotografarlo, e ogni persona nel mondo che ha fatto la sua stessa scoperta si è essa stessa fotografata e questo lui lo fa a sua volta: si fotografa con la macchina e poi la lancia in mare, perché essa riprenda il suo viaggio.

Comincia con questo testo ciò che Wiesner farà costantemente nei suoi testi, ossia la stratificazione delle storie che escono da loro stesse, si moltiplicano e poi rientrano.

 

Nel corso della lettura, è importante porre sollecitazioni in grado di far suscitare interpretazioni personalizzate in base all’attenta osservazione dei particolari, unica e importantissima chiave interpretativa.

Questi possono essere degli esempi pratici:

 

Sollecitazioni a partire dal titolo, dalle immagini di copertina,  dal risguardo e da tutto ciò che compare prima della narrazione vera e propria.

- Cosa vedi nelle immagini di copertina? E nel risguardo? Cosa ti colpisce? 

- Cosa significa la parola che indica il titolo?

- Da titolo e disegni puoi provare ad immaginare di cosa parlerà il libro?

- Cosa noti dalle pagine sfogliate in modo casuale?

- Perché, secondo te, l'autore ha deciso di dedicarsi ad un libro senza parole?

 

Sollecitazioni in corso di lettura

- Cosa ti suggerisce l’illustrazione? Perché l'autore, secondo te, ha scelto proprio con quella?

- Cosa si comprende del ragazzo? Attenzione non solo all'aspetto fisico, ma a quale potrebbe essere il suo carattere. Attenzione a dettagli e azioni che compie.

- Attenzione ai dettagli da rimarcare continuamente.

- Attenzione alle prospettive e ai cambi di prospettiva, per far notare quale aspetto del disegno intende mettere in risalto l'illustratore e quale sentimento vuole suscitare nel lettore osservatore.

- Attenzione alle immagini in sequenza e alle sensazioni messe in risalto

- stimolare le connessioni e le domande che provengono dai ragazzi.

 

 

Ultime consegne:

- Ti aspettavi questa conclusione in cui il ragazzo getta di nuovo la macchina in mare? Ti è piaciuta o ne avresti preferito un'altra? Quale?

- Vuoi provare ad immaginare come potrebbe continuare questa storia? 

   

 - Ti è piaciuta la storia? Cosa ti ha maggiormente colpito (in positivo o in negativo)?

- Quali sono gli elementi realistici? Quali quelli fantastici?

- Quale messaggio ha voluto, secondo te, far passare l'illustratore e autore del libro al lettore?

- Se ci fosse la possibilità di porgere domande all'autore, cosa gli chiederesti?

- Come sintetizzeresti in poche parole il significato generale del libro?

- A lettura ultimata, sei d'accordo con il titolo assegnato? Perché, secondo te, l'autore ha scelto proprio quello? Se potessi cambiarlo, quale titolo assegneresti tu?

- Scegli almeno cinque aggettivi che definiscano il libro che hai appena letto.

 

Attività da proporre dopo la lettura di Flotsam

Flotsam è un testo che permette di sviluppare ottime discussioni e, oltre alla lettura, alle negoziazioni di significati, alle annotazioni scritte e alle argomentazioni che si possono produrre in forma orale, numerose potrebbero essere le attività di produzione grafica o scritta da proporre alla classe, visti anche quali aspetti hanno fatto riscontrare maggior interesse nel corso della lettura collettiva.

Sul web, principalmente in lingua inglese, si possono trovare diversi spunti su cui lavorare.

Altri possiamo crearne noi stessi. L'importante è tener presente quali OBIETTIVI vogliamo far conseguire alla classe, anche a seconda del fatto che il libro venga proposto in fase di accoglienza o nel corso della programmazione curricolare ordinaria.

Queste sono solo alcune delle attività che potrebbero essere proposte a lettura conclusa:

- Consegna: IMMAGINA e DISEGNA il tuo mondo sottomarino ideale, attribuendo - se vuoi - qualità fantastiche a pesci o altre creature marine; 

- far eseguire anche una produzione scritta (racconto o poesia) a tema marino o sottomarino;

- far provare a scrivere le PAROLE al libro (anche sotto forma di DIDASCALIE o BALOON dei fumetti, da creare su supporto cartaceo o digitale);

- far provare ad inserire dei CONNETTIVI adeguati al cambio di pagina o di scena;

- ANALISI delle ILLUSTRAZIONI: fornire immagini in formato ridotto e farle analizzare per scritto, puntando all'annotazione particolareggiata dei dettagli e di ciò che essi emotivamente e/o narrativamente producono;

- analisi del PERSONAGGIO PROTAGONISTA: descrizione fisica e caratteriale, azioni che compie, ruolo nella storia;

- scegliere il PERSONAGGIO SOTTOMARINO preferito delle immagini e CREARE una STORIA che lo riguardi;

- far creare COLLAGE o CARTELLONE con immagini del libro e brevi didascalie di spiegazione. Far scegliere le modalità in cui svolgere tale attività, o formato cartaceo o digitale;

- attenzione allo STORYTELLING: far lavorare sul PLOT della storia e sulla circolarità, analizzare (e far produrre, se lo si vuole) STORYBOARD o far creare ONE PAGER, far scrivere una SINTESI (anche, progressivamente, con numero di parole ridotto, fino ad arrivare a frase unica o slogan riassunto del libro);

- provare a far ricercare FOTO del PASSATO e analizzarle insieme in classe per porre attenzione ai dettagli e paragonarle alle foto del passato presenti nel libro;

- far scrivere un TESTO AUTOBIOGRAFICO su scoperte fatte in spiaggia, o su scoperte insolite avvenute per caso oppure TESTO FICTION su scoperte effettuate dagli esiti straordinari;

- se li possiedono, far portare FOTO o RELITTI trovati in mare e ideare qualche storia che li riguardi.

All’interno del blog è possibile leggere di nuovo gli step da seguire per portare a termine l’attività ed è altresì possibile ottenere nuovi spunti di lavoro facendo ricorso ad organizzatori grafici di supporto o a foto/immagini tratte da iniziative sul silent book già realizzate e documentate su web. Sono anche indicati riferimenti sitografici e bibliografici, in italiano e in inglese, focalizzati sia su Flotsam che sui libri silenziosi in genere.

 

https://metaprof2021.blogspot.com/2021/01/le-potenzialita-di-un-silent-book.html

 

Un’attività come questa è sicuramente debitrice di una metodologia didattica che fa riferimento alla pratica laboratoriale e all’attenzione costante sui processi di lavoro quale si dimostra essere la metodologia del Writing and Reading Workshop, di cui a fine presentazione sono indicati i riferimenti sitografici e di cui consiglio, nel caso non la conosciate, di approfondirne dinamiche e implicazioni didattiche in quanto realmente rispondenti ad un modo di fare scuola autentico, coinvolgente ed inclusivo.

Per impostare in modalità dialogica questo genere di lavoro, ma anche per penetrare nelle dinamiche di processo essenziali per i confronti verbali e le condivisioni, consiglio anche la lettura del testo Discutendo di impara di Pontecorvo-Ajello-Zucchermaglio, anch’esso indicato a fine presentazione, perché incentrato sull’importanza della discussione in classe e del ruolo della mediazione didattica.

Questi alcuni passaggi che vengono approfonditi all’interno del libro:

 

La DISCUSSIONE IN CLASSE è da intendersi come interazione sociale che comporta processi linguistici e sociocognitivi particolarmente rilevanti per acquisire nuove strategie e conoscenze più complesse.

Per utilizzarla al meglio, è necessario siano presenti un insieme di condizioni:

esperienza comune

rielaborazione esperienza con problem solving collettivo in cui sia possibile negoziare i significati, considerare diverse interpretazioni e punti di osservazione di uno stesso materiale

- regole di partecipazione al discorso diverse, non usuali domande dell'insegnante ma solo stimoli per far emergere diverse posizioni.

 

Il ruolo di MEDIAZIONE dell'insegnante è fondamentale e funziona se assume che qualsiasi cosa dicano gli allievi possa diventare un punto di partenza, se accetta/utilizza il contributo di ognuno.

Le discussioni sono uno degli strumenti di indagine e sollecitazione più adeguati per comprendere i processi di costruzione delle conoscenze messi in atto dai bambini in relazione alle stimolazioni culturali offerte dai contenuti disciplinari proposti a scuola 

 

Per le dinamiche di discussione/ragionamento in gruppo, consiglio altresì la lettura di un testo fondamentale, frutto di esperienze di sperimentazione gestite dall’istituto Indire che ne hanno permesso la fruizione anche in lingua italiana, denominato Making Learning and Thinking Visible - Rendere visibili pensiero e apprendimento.

La prossima esperienza che presenterò cercherà di mostrare la realizzazione pratica di alcune routine di lavoro contenute nel libro e che, in base a ciò che ho potuto sperimentare nelle ultime settimane di scuola, si sono rivelate estremamente interessanti e hanno riscontrato un’ottima ricaduta per la sedimentazione degli apprendimenti. Nella medesima esperienza verrà nuovamente esplicitato anche un approccio laboratoriale in stile WRW.

 

 

Laboratorio e routine a partire da una novella di Luigi Pirandello

 

 

In questa ultima attività verranno presentati alcuni spunti ripresi dalla metodologia laboratoriale del Writing and reading workshop (WRW) e alcune routine ricavate dall’approccio Making Learning and Thinking Visible (MLTV), entrambi metodi efficacissimi per realizzare in classe una didattica attiva, in cui i ragazzi si sentano in modo autentico al centro dell’apprendimento, ne prendano consapevolezza e si sentano i veri protagonisti di ciò che affrontano in aula. Ragazzi coinvolti cognitivamente ed emozionalmente in ciò che stanno facendo e che siano anche liberi di esprimersi con autenticità e creatività all’interno di una cornice di senso rigorosa e al contempo stimolante e creativa.

Per fare in modo che la didattica risulti il più possibile attiva e capace di rendere gli studenti protagonisti e costruttori del loro processo di apprendimento, e non semplici fruitori passivi di conoscenze impartite da altri, all’interno del seguente percorso sono state pianificate delle attività di vario genere e varia complessità che hanno supportato gli studenti nel loro lavoro di osservazione, deduzione, riorganizzazione testuale, sintesi e, ovviamente, comprensione testuale profonda, obiettivo didattico prioritario.

Come anticipato, possono aiutare a lavorare sul pensiero e a rendere i ragazzi consapevoli dei loro processi di lavoro sia il modello MLTV con le sue routine di applicazione, sia le strategie, liberamente adattate, suggerite dal WRW, oltre ad attività appositamente calibrate dal docente stesso in base al contesto classe che ben conosce. 

Personalmente prediligo compiere una contaminazione tra le diverse modalità didattiche che so risultare essere maggiormente funzionali agli obiettivi che intendo perseguire, tenendo il baricentro fisso su alcuni cardini, che sono – appunto – quelli su ho impostato l’intero intervento formativo, ossia:

- coinvolgimento attivo (ed emozionale) degli studenti;

- immaginazione e creatività come componenti facilitatrici dei processi di comprensione e apprendimento.

 

In una terza media che di lì a breve avrebbe affrontato le prove Invalsi e dopo aver insistito tutto l’anno sulla comprensione profonda del testo, è stata letta e analizzata in modalità laboratoriale la novella di Luigi Pirandello Il treno ha fischiato, contenuta all’interno dell’antologia, ma affrontata con strategie diverse rispetto alle esercitazioni canoniche contenute nel libro di testo, come ben sanno coloro che la sperimentazione del wrw la praticano quotidianamente anche a piccole dosi.

L’ultima esperienza che sto per presentare, debitamente adattata, può essere riproposta sia nella classe terminale della secondaria di primo grado che nelle classi del biennio (ma anche del trennio) del secondo grado. Visto il contenuto di una certa complessità, non ritengo sia replicabile presso le classi della scuola primaria, seppur l’impostazione tipica del wrw e le routine del MLTV possano essere sicuramente prese come spunto per lavori di comprensione testuale su brani/racconti più adatti ad esser letti a bambini più piccoli d’età.

 

Prima di leggere la novella priandelliana non è necessario fornire agli studenti informazioni sulla biografia dell'autore. Anzi, è utile fare esattamente il contrario: eseguire prima l'analisi e la comprensione del testo, quindi, da ciò che si è letto, provare a dedurre informazioni su biografia e poetica della persona che lo ha scritto sulla base di alcune domande stimolo da porre in fase successiva, quali:

- ti sembra che l'autore sia contemporaneo o vissuto in epoche passate? Da cosa si comprende?

- quali sono i messaggi e le tematiche che emergono? Cosa potrebbero avere a che fare con il vissuto dell'autore?

Vediamo come potrebbe essere utile avviare il lavoro.

 

Per cominciare, proponiamo ai ragazzi alcune modalità di lavoro che possano favorire le loro capacità di compiere anticipazioni e inferenze, sempre mantenendo il focus sull'attenzione ai propri procedimenti di pensiero.

Osserviamo il titolo - Il treno ha fischiato - e analizziamo le parole da cui è composto.

Di cosa potrebbe parlare la novella? 

Quali elementi potrebbero essere presenti nella storia?

 

Leggiamo e analizziamo l'incipit. A seguire porre alcune sollecitazioni:

Farneticava. Principio di febbre cerebrale, avevano detto i medici; e lo ripetevano tutti i compagni d'ufficio, che ritornavano a due, a tre, dall'ospizio, ov'erano stati a visitarlo.

Come ti sembra il linguaggio? Ci sono parole di cui non hai compreso il significato?

La narrazione è in prima o terza persona?

Sai cosa vuol dire "farneticare"? Perché, secondo te, l'autore ha deciso di cominciare la novella proprio con questo verbo e perché coniugandolo proprio in quel modo/tempo?

Quali personaggi vengono nominati? Dove si trovano? Che stanno facendo?

Cosa potrebbe succedere nelle scene successive?

 

Come prevedono le routine del modello MLTV – in cui si rende necessario rendere visibili i processi di ragionamento e documentarli per fare in modo che possano essere meglio interiorizzati - i ragazzi scrivono le loro risposte, tutte parimenti accolte, in modalità individuale, meglio se tramite post-it, e in modalità collettiva verranno tutte raccolte, condivide e, per chi lo vuole, confrontate e discusse.

Dopo le prime anticipazioni sull'incipit, la lettura può proseguire mettendo in evidenza il personaggio di Belluca, uomo arrendevole che reagisce per la prima volta al suo datore di lavoro in modo clamoroso, tanto da venir fatto rinchiudere in ospedale per sospetta pazzia. La sua frase ricorrente è proprio "Il treno ha fischiato". E, di nuovo, possiamo richiedere con le stesse modalità anticipazioni su ciò che potrebbero significare questo comportamento e queste parole per lo sviluppo successivo della storia.

Possiamo poi soffermare i ragazzi sull'accenno al tipo di professione che svolge il personaggio.

Il lavoro di Belluca viene descritto come monotono, ripetitivo, alienante e, per aumentare il livello di coinvolgimento dei ragazzi e per incidere in modo più focalizzato sulla abilità di comprensione testuali e sulle capacità di effettuare connessioni ed inferenze, può essere chiesto ai ragazzi di riflettere su quali possono essere, a loro avviso, i mestieri considerati più monotoni e noiosi e quali quelli più creativi e stimolanti. La lettura della novella avviene in una classe terza e parlare di tematiche legate all'orientamento e alla conoscenza di sé risulta comunque interessante e proficuo a livello formativo.


Proseguendo nella lettura della novella di Pirandello si intuisce che la situazione inziale si sta capovolgendo: Belluca sembra impazzito, ma un nuovo personaggio - suo vicino di casa che lo conosce bene - diventa il  narratore della storia e dichiara che la sua pazzia, in realtà, è una condizione naturalissima, preannunciando che ne darà spiegazione.

Pirandello usa una metafora molto efficace per indicare la "naturalezza" della situazione di Belluca, nonostante l'apparenza faccia pensare ad una condizione contraria e lo fa con queste parole:

 

"A un uomo che viva come Belluca finora ha vissuto, cioè una 'vita impossibile', la cosa più ovvia, l'incidente più comune, un qualunque lievissimo inciampo impreveduto, che so io, d'un ciottolo per via, possono produrre effetti straordinarii, di cui nessuno si può dare la spiegazione, se non pensa appunto che la vita di quell'uomo e 'impossibile'. Bisogna condurre la spiegazione là, riattaccandola a quelle condizioni di vita impossibili, ed essa apparirà allora semplice e chiara. Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione del mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per se stessa mostruosa. Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev'essere, appartenendo a quel mostro. Una coda naturalissima"

 

Ne possono seguire discussioni, annotazioni e visualizzazioni per aiutare i ragazzi a comprendere il concetto. Perché non deve stupire il lettore il fatto che Belluca reagisca di colpo alle provocazioni e continui a ripetere che il treno ha fischiato? Il motivo presto si scoprirà. Intanto i ragazzi provano a rappresentare la metafora del mostro (con ottimi risultati)

 

Ma qual è questa "vita impossibile" che ha portato Belluca a reagire come se avesse perso la ragione?

Nella seconda parte della novella, attraverso un lungo flashback, Pirandello spiega chi è Belluca, che tipo di esistenza conduce: egli è un uomo che si ritrova a vivere con tre donne cieche (moglie e due anziane, cioè suocera e sorella della suocera), con due figlie vedove e i loro sette figli, costretto a svolgere un lavoro extra di sera, a casa, per riuscire a sostenere tutte quelle bocche da sfamare. Belluca conduce una vita tremenda, piena di rinunce e sacrifici, visto che dodici persone dipendono da lui in tutto e per tutto. Ne consegue che è del tutto naturale e normale che, alla fine, il suo equilibrio psichico possa cedere e lui manifesti dei segnali di "pazzia"

Una notte l'uomo sente il fischio di un treno e questo sarà per lui come una folgorazione, una sorta di consapevolezza rivelatrice: l'uomo sembra rendersi conto all'improvviso che fuori il mondo continua a vivere, che le persone costantemente si spostano per viaggiare, e anche lui, risvegliando in se stesso i pensieri di un mondo esterno mutevole e dinamico, potrà ogni tanto viaggiare con la fantasia, "staccare la spina", seguire la sua immaginazione, allontanare per un po' i brutti pensieri "per prendere con l'immaginazione una boccata d'aria nel mondo" e continuare la sua esistenza alleviandone, almeno temporaneamente, il senso di alienazione e la gravosità.

 

Di certo un testo del genere veicola tanti messaggi che, per i ragazzi di una scuola secondaria di primo grado, non sono sempre di immediata comprensione. Ciò non toglie, a mio avviso, che si possa comunque discutere e riflettere sui significati di testi di alto spessore, sulle tematiche e sui messaggi, espliciti e impliciti, che una narrativa di qualità possa arrivare a trasmettere a dei ragazzi di tredici anni. Si tratta di accompagnare i ragazzi per farli riflettere e per permettere loro di sviluppare al meglio una capacità di rielaborazione personale e uno spirito critico, utili entrambi per consolidare un metodo di lavoro proficuo per la prosecuzione degli studi futuri (e non solo).

La novella presenta stimoli interessantissimi su cui soffermarsi e programmare discussioni di spessore.

Questi gli spunti, ricavabili dalla novella, su cui provare a far riflettere i ragazzi per cercare di far leva sul loro coinvolgimento emotivo e sul loro ruolo di soggetti attivi, entrambi garanzie di apprendimento più solido ed efficace. Dopo averne discusso in modalità collettiva, si può chiedere di scrivere delle annotazioni, a scelta, in modalità individuale che andranno alla fine condivise per un reciproco arricchimento personale. Si può provare a fornire tracce che facciano immedesimare gli studenti con i personaggi, provando a far sentire loro cosa provano, così da incrementarne il coinvolgimento emotivo e, nel contempo, far comprendere meglio azioni e reazioni dei protagonisti.

Questi alcuni esempi:

 

Prima richiesta di annotazione:

Nella novella un personaggio appare all'inizio in un certo modo, poi si comprende che dietro quella realtà iniziale se ne nasconde un'altra molto diversa. Non esiste, secondo Pirandello, una realtà assoluta, una verità unica e ciò che appare in un certo modo risulta essere invece in un altro ancora. Dietro l'apparenza, spesso esiste un'altra realtà: sei d'accordo? 

 

Seconda richiesta di annotazione:

La verità assoluta, quindi, non esiste. Esistono tante verità quanti sono i punti di vista delle persone, così che sapere qual è la verità risulta impossibile. Prova a raccontare un avvenimento che è stato affrontato sotto tanti punti di vista, dove tutti hanno detto la loro opinione e non si è arrivati a comprendere come davvero siano andate le cose.

 

Terza richiesta di annotazione:

Pirandello afferma che l'uomo è costretto a recitare un ruolo, come se dovesse indossare una maschera. Il ruolo è imposto dalla società e, magari, non è neppure quello che vorremmo vivere davvero. Ti è capitato di vedere qualcuno in un ruolo diverso da quello a cui sei abituato? Che effetto ti ha fatto?

 

Quarta richiesta di annotazione:

In quali occasioni ti senti costretto a vivere un ruolo che non ti appartiene? Quale maschera ti sembra di dover indossare, quando invece vorresti comportarti in tutt'altro modo? 

 

Quinta richiesta di annotazione:

Secondo te è vero che, ogni tanto, occorre compiere qualche gesto un po' pazzo per riuscire a sopportare il peso di una vita troppo noiosa o impegnativa? Prova a fare qualche esempio che aiuta anche te a sciogliere le tensioni e uscire dalla monotonia quotidiana

 

Sesta richiesta di annotazione:

Belluca riesce a "salvarsi" con l'immaginazione. A tuo avviso, è vero che l'immaginazione ha un tale potere e può far raggiungere risultati grandiosi? A te capita di lasciarti trasportare dall'immaginazione? Quali sensazioni ti procura?

 

Queste alcune annotazioni dei ragazzi:

"Forse siamo maschere modellate dalle interazioni con il mondo. Sono convinta che tutti hanno un lato nascosto di cui nessuno è a conoscenza" (P.) 

 "se ognuno di noi vivesse sempre secondo le regole, il mondo sarebbe fatto da automi, ognuno identico all'altro, senza speranze né sogni" (P.)

"è vero che ognuno ha il proprio ruolo nella società e non è solo uno:  ad esempio io sono una studentessa, ma anche un'amica, una figlia e una nipote. Dipende tutto dai punti di vista" (V.)

 "capita spesso di immaginare così tanto da perdere il contatto con la realtà. L'immaginazione è una cosa immancabile; è come un mondo parallelo dove tutto è a posto" (V.)

"tra tutta quella gente si trovava la prof. e mi sembrava impossibile che potesse fare le compere. Noi pensiamo che l'unica cosa che i professori fanno sia insegnare. Invece hanno una vita anche loro" (K.)

"ognuno ha le sue difficoltà nella vita, qualcosa da cui vorrebbe evadere e l'unico modo per farlo è l'immaginazione. Io lo faccio chiudendo gli occhi, non sono creativa, non so immaginare scrivendo o disegnando" (G.)

"l'immaginazione è ciò che ti porta in un altro mondo e ti fa sentire libero. Leggere un libro è il massimo dell'immaginazione perché attraverso le parole visualizzi personaggi, paesaggio, tempo" (D.)

 "la domenica cammina con noi un professore di italiano di una scuola superiore in pensione. Non riesco ad immaginarlo a scuola che sgrida qualche suo studente" (A.)

 

 Per lavorare sulla comprensione testuale, si possono proporre anche attività che riguardino la funzione e l'evoluzione dei personaggi, il plot della storia, la sintesi, la ricerca di tema/messaggio. Importante sarà anche lavorare sul  lessico, sulle espressioni letterali/metaforiche.

Si possono utilizzare, a tal scopo, anche organizzatori grafici, così da aiutare nella focalizzazione delle informazioni essenziali. L'importante è sempre fare in modo che ciò che viene evidenziato possa avere riscontro con quanto riportato sul testo

 

In merito agli organizzatori grafici, noto che, per esperienza personale, la maggioranza degli alunni ne apprezzano l'uso, ma alcuni, seppur in minoranza e specialmente nelle classi terze, preferiscono una stesura delle annotazioni senza delimitazione di spazio. A mio avviso, importante è lasciare che ciascuno organizzi il lavoro nella maniera che ritiene più funzionale, sempre tenendo ben presente gli obiettivi specifici che si intende far perseguire. Fondamentale, come detto, è che ciò che viene annotato sia aderente a ciò che risulta dal testo.


Una volta che è stata completata la lettura e sono state eseguite le attività di comprensione del testo, proviamo far leggere ai ragazzi la biografia dell'autore e poniamo alcune sollecitazioni di questo genere: 

- Si può capire dalla novella il periodo storico in cui scrive l'autore oppure no? Come?

- Si può capire dalla novella il luogo da cui proviene l'autore oppure no? Come?

- La tematica della pazzia è centrale in questa novella. Quale riferimento autobiografico hai scoperto in tal senso?

- Su quali produzioni letterarie si cimenta l'autore? Qual è, a tuo avviso, il motivo?

 

Per rendere visibili i processi di apprendimento, lavoriamo su metacognizione e consapevolezza delle proprie modalità di ragionamento.

A inizio lettura era stato chiesto di appuntare alcune anticipazioni a partire dal titolo e dall'incipit: come sarebbe continuata la storia?

A fine lettura giunge il momento di rileggere le annotazioni - meglio se i  post-it risultano visibili all'intera classe perché applicati su cartellonistica - così che la classe possa riflettere sui processi di apprendimento attraverso la visione di ciò che è stato annotato. Anche in questo caso la condivisione avrà un ruolo molto importante per consolidare i saperi appresi.

Nel modello educativo MLTV vi sono alcune routine molto utili per sedimentare gli apprendimenti. Il libro, riportato per esteso a fine intervento, ne presenta diverse, spiegandole compitamente nei loro tratti essenziali.

Per agire in modo efficace su questa attività, il lavoro si focalizzerà sulle tre seguenti (come suggerisce il libro, meglio scegliere poche routine e applicarle con regolarità, così da fare in modo che i ragazzi prendano l’abitudine di eseguire questi sistemi di ragionamento in progressiva autonomia):

 

1. Routine PRIMA PENSAVO... ADESSO PENSO...

Per riflettere su come è cambiato il nostro pensiero dopo l'esperienza intrapresa e l'argomento affrontato

  2. Routine CSI: COLORE, SIMBOLO, IMMAGINE

Far scegliere tre concetti rilevanti: al primo far associare un COLORE che cattura l'essenza dell'idea, al secondo abbinare un SIMBOLO e al terzo un'IMMAGINE.

  3. Routine PERIODO, FRASE, PAROLA

Far selezionare sul testo letto un PERIODO significativo per la comprensione testuale, una FRASE particolarmente coinvolgente e una PAROLA considerata potente.

 

Come di consueto, qui il post del blog su cui viene riportata più compiutamente l’esperienza appena presentata

 

 

https://dragoniprof.blogspot.com/2021/05/il-treno-ha-fischiato.html

 

 

 

 

 

 

 

Conclusioni

 

 

A fine intervento, questi – a mio avviso - possono considerarsi i punti cardine su cui impostare una azione didattica di senso e realmente efficace:

 

 

 

-       Aderenza a ciò che è scritto nelle Indicazioni nazionali

-       Fare laboratorio in classe

-       Coinvolgimento emotivo e ragazzi protagonisti attivi della loro conoscenza

-       Far sviluppare lo spirito critico e stimolare la creatività

-       Porre attenzione ai processi (e non solo ai prodotti), provare il più possibile a farli esplicitare e renderli visibili (importanza della metacognizione e della documentazione) 

-       Cercare di creare uno spirito di comunità all’interno del gruppo classe (importanza della discussione, della negoziazione e della condivisione, anche per ciò che concerne i criteri di valutazione delle prove/attività assegnate)

-       Fare ricorso a metodologie didattiche che siano funzionali ai singoli obiettivi di apprendimento: questo è il bello della contaminazione (Wrw, MLTV e altre pratiche laboratoriali di didattica attiva), previa padronanza delle strategie peculiari dei metodi di volta in volta scelti.


 

 

Grazie dell’attenzione

 

  

 

 

 

 

 

 

Sitografia e bibliografia di riferimento

 

 

Per dare un'occhiata al lavoro che svolgo in classe consultate liberamente il mio blog al sito www.dragoniprof.blogspot.com

Per approfondire alcuni aspetti toccati nel corso del post potete leggere (o rileggere) i seguenti testi e consultare le seguenti sitografie:

- Howard Gardner, Educazione e sviluppo della mente, Erickson

- Making Learning and Thinking Visible - Rendere visibili pensiero e apprendimento, a c. di E. Mughini e S. Panzavolta, Carocci editore

 - C. Pontecorvo, A.M. Ajello, C. Zucchermaglio, Discutendo si impara, Carocci

- J.G. Borkowski e N. Muthukrishna, Didattica metacognitiva, Erickson

www.fucinadelleidee.eu

www.mce-fimem.it

www.italianwritingteachers.it e relativa pagina Facebook

- pagina Facebook Linee di wrw

 

 

 

Ulteriori libri citati nel corso dell’incontro del 29 settembre

- Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno, di Silvia Vecchini e Marina Marcolin

- Acerbo sarai tu, di Silvia Vecchini e Francesco Chiacchio

- Flotsam, di David Wiesner

- Orizzonti, di Paola Formica

 

 

Per qualsiasi informazione, chiarimento o anche per una semplice chiacchierata, contattatemi pure al seguente indirizzo mail

barbaradragoni70gmail.com

 

 

Grazie ancora a tutte e tutti per l’attenzione!

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