Educare alla complessità


 

"Se nel corso degli anni non vi ricorderete nulla di quello che abbiamo studiato insieme, pazienza. Ricordatevi, però, che la prof  di italiano vi diceva sempre di stare attenti alla realtà che vi circonda, perché è complessa e variegata più di quanto si possa immaginare, e di cercare di comprenderla al meglio possibile, senza credere che il bene stia tutto da una parte e il male tutto dall'altra"

In un momento così incerto come quello che stiamo vivendo, è importante che i ragazzi si rendano conto di quanto sia sbagliato semplificare la realtà che ci circonda, perché di semplice, purtroppo, nella realtà che ci circonda non c'è nulla. Possono i ragazzi comprendere la complessità della vita anche se hanno solo dodici/tredici anni? A patto che si usi un tipo di comunicazione adeguato alla loro fascia di età, a mio avviso sì.  
In questo anno di pandemia mi rendo conto di aver focalizzato l'attenzione su obiettivi essenziali: meno argomenti e più funzionali a ciò che effettivamente serve. E ai ragazzi serve che si soffermino a riflettere. Poco importa quale argomento stiamo affrontando: occorre cercare di penetrare a fondo ciò che si fa, come lo si fa e perché lo si fa. Soffermarsi, sviscerare e riflettere è la strada per affrontare la complessità che ci circonda. Anche troppe sono le persone che non lo fanno e che banalizzano tutto, senza argomentare, circoscrivendo le competenze personali alle sole esperienze dirette che riescono a vivere. Non voglio che i miei alunni diventino persone così. O almeno, farò di tutto affinché ciò non accada. Perché gli insegnanti, beh, un grande contributo in questo senso possono darlo davvero.

Mettendoci in testa una volta per tutte che le Indicazioni Nazionali danno libertà di azione ai docenti sui contenuti che intendono affrontare, traguardi, obiettivi e competenze da far raggiungere devono essere i veri motori della nostra azione, a maggior ragione nella scuola secondaria di primo grado, da non trasformare in un ibrido che vuole staccare con l'ordine passato, in nome di una astrazione e settorializzazione dei contenuti che non si capisce a chi giova, e insegue a perdifiato l'ordine di scuola futuro che a chi giova si capisce meno ancora.
Gli anni della cosiddetta scuola media, a furor di popolo tanto demonizzati, sono invece anni importanti per accompagnare i ragazzi verso quelle scelte che decideranno la prosecuzione dei loro studi futuri, quindi imparare a riflettere a fondo su loro stessi e sul mondo che li circonda dovrebbe essere un filo rosso che ne caratterizza l'ordine scolastico. Tre anni che non sono molti, è vero, ma neanche troppo pochi, se viene impostato un proficuo lavoro di continuità con quanto svolto in precedenza. Purtroppo sappiamo bene che tutto questo non è da considerare così scontato come potrebbe sembrare, ma ciò non significa che non si debba credere che sia un percorso fattibile.

E in questi tre anni facciamola conoscere questa complessità. Se la ritroveranno dopo la lezione che impartiamo. Pazienza se non vedremo mai i risultati effettivi. La scuola media è, forse, la scuola più "ingrata" di tutti gli ordini di scuola esistente, diceva una mia grande collega di sostegno da tempo andata in pensione. E probabilmente aveva ragione.
Perché la scuola è il luogo in cui occorre assumersi le responsabilità di convivere e condividere con gli altri, di conoscere noi stessi e il mondo che c'è fuori, per poterlo affrontare nel migliore dei modi e non farci trovare del tutto impreparati a ciò che ci riserva il futuro. E tutto questo implica complessità.

Comprendiamo i testi a fondo, leggiamo soffermandoci sulla scelta delle parole, anche quando si tratta di avere a che fare con testi narrativi e con racconti di storie che sembrano semplici e piacciono proprio a tutti.
Riflettiamo sulle scelte stilistiche, su come vengono delineati i personaggi, sui messaggi che vuol comunicare l'autore, sui significati delle metafore, sulle informazioni esplicite, ma anche e soprattutto su quelle implicite. E addentriamoci nei vari tipi di testo - informativi, espositivi, misti - sulle immagini o i grafici corredati. Decodifichiamo circolari, regolamenti di istituto, articoli di giornale e, perché no, biglietti di ingresso al cinema (se ancora ne possediamo qualcuno...), orari dei mezzi pubblici, clausole per partecipare a viaggi o soggiorni studio. Anche questa è complessità.

Cerchiamo di rendere chiare motivazioni, conseguenze e collocazione temporale dei fatti storici del passato senza insistere sulle nozioni. procediamo per quadri storici, cercando di suscitare curiosità e facendo eseguire approfondimenti personali accattivanti, capaci di far presa e rimanere impressi più a lungo possibile. E cerchiamo di rendere chiare anche le contraddizioni all'interno di un medesimo fatto storico, osservandolo da vari punti di vista.
Parlare di Shoah e delle molteplici responsabilità che hanno portato alle camere a gas, non attribuire le atrocità unicamente alla figura di Hitler.
Parlare di Israele e della Palestina, della loro veste di luoghi sacri e al contempo di luoghi dilaniati da guerriglie intestine, provando a comprenderne le motivazioni.
Parlare di Africa e delle sue contraddizioni tra la ricchezza di risorse minerarie e povertà degli abitanti che non ne ricevono benefici, cercando di capire perché tanti che vi abitano scelgono di emigrare alla ricerca di una vita migliore.
Parlare di Afghanistan che ha conosciuto prima il sostengo di una superpotenza che, mutate le condizioni storiche, è arrivata a dichiarargli guerra, combattendo contro un popolo a cui in precedenza aveva fornito le armi.
Parlare di Grande Guerra e far comprendere quanto i giovani al fronte siano morti come mosche prima ancora che far imparare a memoria schieramenti e alleanze.
Parlare di cartine geografiche eurocentriche.
Parlare di libertà limitata con gli estremismi e di libertà acquisita con la Costituzione a costo di sacrifici enormi; spiegarne gli articoli fondamentali senza le strumentalizzazioni che spesso ne fanno i media.
Parlare delle grandi sfide del mondo, senza retorica, senza frasi fatte, ma con la responsabilità che deriva dal comportamento di ciascuno di noi.
Questo è, a mio avviso, complessità.
Una complessità che i ragazzi possono comprendere anche se sono giovanissimi e frequentano le classi di una secondaria di primo grado. Io ci credo. E se solo questo si ricorderanno delle lezioni passate con me, beh... mi riterrò enormemente soddisfatta.

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