PERCORSO SULL’AUTOBIOGRAFIA

Prof Barbara Dragoni

 



 

PARLARE DI RICORDO A PARTIRE DAGLI ALBI ILLUSTRATI

 

Per sollecitare processi introspettivi, retrospettivi e narrativi che abbiano come riferimento un RICORDO, prima ancora di affrontare la tematica autobiografica a partire da oggetti e parole raccolti durante le vacanze estive, verrà svolta la lettura di due albi illustrati incentrati sul ricordo:

Il cassetto dei ricordi di Lorenza Farina e Luisa Ricciardi

Non ho dimenticato di Emma Giuliani

 

Già da copertina e risguardo i ragazzi possono essere sollecitati a compiere anticipazioni:

-          Quali figure vedi?

-          Cosa potrebbero significare?

-          Di cosa potrebbe parlare il libro?

Far sempre osservare con attenzione le immagini e scandire bene tutte le parole del testo.

Far notare scelte lessicali e il livello di attinenza tra immagini e testo

Procedere poi alla negoziazione dei significati, alla discussione delle interpretazioni sulla base dei dettagli letti o osservati e accogliere i vari contributi in modo arricchente non solo per il singolo che li propone, ma per l’intero gruppo che legge (insegnante compreso, che anzi si accorgerà di quanto i ragazzi siano bravi a osservare e cogliere le singole particolarità lessicali, ma soprattutto iconografiche)

 

 

Testo

Illustrazione

Isabella si sveglia all’improvviso.

Ha una strana sensazione,

come se avesse perso qualcosa.

Si guarda attorno, controllando

Ogni angolo della sua cameretta.

Poi nota che il cassetto

della scrivania è socchiuso.

“Chi lo ha aperto?” si chiede.     

TERZA PERSONA

Bambina di spalle seduta sul letto

Luce che entra dalla finestra

Si intravede la scrivania

 

Corrispondenza perfetta tra testo e immagine

 

Balza fuori dal letto.

A piedi nudi si avvicina alla scrivania.

Estrae il cassetto e con fatica lo posa a terra.

Là dentro ci sono tutti i suoi RICORDI,

il suo tesoro nascosto     (scritta vintage)

Bambina sempre vista di spalle

Tiene in mano un cassetto da cui sporgono degli oggetti

In ginocchio, trattenendo il respiro, Isabella controlla se manca qualcosa.

A una prima occhiata le sembra che nessuno dei suoi RICORDI sia sgusciato fuori come le era parso in un primo momento.

Li conta uno alla volta, perché i RICORDI sono tutti in disordine, come se una mano avesse frugato dentro il cassetto.

Primo piano del cassetto con gli oggetti a cui si è avvicinato anche il gatto

Si vedono oggetti di uso comune e giochi: sveglia, penna d’oca, disegni, astuccio, diario, foglia, orsetto…

Il dentino da latte si è infilato nella casetta di una lumaca,

la foto di nonna Elvira è finita dentro l’astuccio delle matite colorate e si è macchiata di rosso e di blu

i ricordi sembrano confondersi l’uno con l’altro

Primo piano foto di lei con nonna Elvira

Il quadrifoglio trovato nel prato è avvolto nella carta luccicante di un cioccolatino. Isabella lo aveva raccolto un pomeriggio d’estate quando era andata a passeggiare in campagna con il nonno.

“Guarda, un quadrifoglio!” aveva esclamato il nonno. “Ti porterà fortuna.”

Occhio grande in primo piano

Lei e il nonno in cammino

 

I ricordi prendono forma visiva

Forse il nonno non c’è più

L’occhio esprime commozione

In un angolo c’è la sveglia senza una lancetta e l’orsetto di pelouche a testa in giù come se avesse fatto le capriole.

Le biglie e le conchiglie sono sparpagliate ovunque.

Isabella avvicina una conchiglia all’orecchio per sentire il rumore del mare

 

Ricordi confusi, sparsi, incompleti

Coinvolgimento sensoriale uditivo (non solo visivo)

Bambina di spalle che ascolta il rumore della conchiglia

Il mare con le onde che si frangono e gli uccelli che volano sopra

 

 

Ancora una visualizzazione dei ricordi

Sensazioni uditive

Il suo libretto di filastrocche si è nascosto dentro l’album dei disegni.

Isabella lo tira fuori e lo sfoglia piano piano.

Poi recita ad alta voce la filastrocca “Chi cerca trova”, così ogni RICORDO riapparirà.

 

Volontà di far riaffiorare i ricordi attraverso la musica

Bambina di profilo legge e sorride

Gatto annusa la conchiglia

 

Sensazione di serenità

Conta e riconta, ma il numero dei RICORDI non le torna ancora.

“Ne manca uno, ma quale?” si chiede Isabella.

La sua testa gira come una trottola nel tentativo di dare un nome a quel RICORDO fuggito senza lasciare traccia.

Alla ricerca di un ricordo…

La bambina si vede di fronte, ma è rovesciata

Ha l’espressione dubbiosa e una mano le copre la parte bassa del viso

 

La sua figura sembra non volersi far vedere completamente

“Prima o poi ti ritrovo, com’è vero che mi chiamo Isabella!”    chiarito il nome

Chiude gli occhi e prova a immaginare cosa possa essere sparito dal cassetto.

“Era dolce, mi faceva battere il cuore”, sussurra.

“Mi faceva sentire al sicuro come quando due braccia ti stringono forte”

Sembra riferirsi a qualcuno che non c’è più, ma parla del ricordo, giusto? Sembra personalizzarsi

La figura intera ora si vede bene, anche se  a occhi chiusi

Abbraccio di un uomo dai lineamenti appena intravisti

 

Riferimento al rosso (vestito, fiocco sui capelli, papaveri)

Espressione serena e appagata

 

Quel RICORDO era leggero come il vento perché, mentre stava per afferrarlo, le sgusciava tra le dita.

Era fatto di niente, eppure era vero e colorato.

Aveva il suono allegro di una risata o di un carillon.

 

il ricordo le scivola via, rievocato con i sensi

Volto di fronte della bambina sorridente

Bolle di sapone

 

Visualizzazione di un ricordo che le procura gioia, anche se ancora indistinto

“Forse quel RICORDO è fuggito via perché non l’ho coccolato come il mio gatto Camomilla”, dice Isabella fra sé.

Dopo aver riordinato tutti gli oggetti, ripone il cassetto al suo posto. Si lava e si veste in fretta.

 

Si sente in colpa per non aver coccolato il ricordo

Si capisce che ha fretta e sta per fare qualcosa di importante

Distesa con diario e gatto in braccio

Ancora lineamenti coperti

Oggetti sembrano animarsi dal cassetto

Alcuni sono fuori

“Ora vado a cercarlo, perché non posso perderlo”, decide pensando al suo RICORDO scomparso.

Rovista dappertutto, in ogni stanza della casa.

Poi esce in giardino e…

 

Va alla ricerca del ricordo (c’è modo di ritrovarlo)

Primo piano della bambina che cerca sotto il mobile

Faccia attenta

 

Predominano soliti colori pastello della ricerca dei ricordi

… vede la bicicletta azzurra di papà

appoggiata alla siepe, con il campanello

rosso  forma di coccinella.

“Forse l’ho trovato!” esclama eccitata

 

Colore azzurro nominato e colore rosso nominato

Bicicletta appoggiata alla staccionata

Biciletta azzurra da uomo

Colori pastello soliti indistinti per prato e orizzonte

 

Ancora il colore pastello per realtà tangibile,

colore rosso per il collegamento con il ricordo

… è in bicicletta con papà, seduta sul seggiolino davanti.

Il papà pedala lungo il sentiero di pioppi che porta al mare.

Il ghiaino scricchiola sotto le ruote.

Papà si mette a cantare, imitando per scherzo il suono di un trombone.

Isabella ride e canta insieme a lui.

 

Parole onomatopeiche

Atmosfera serena e felice

Bambina e papà in bicicletta

Lei felice sul seggiolino davanti

Alberi all’orizzonte

Tutto in ombra, forse crepuscolo

 

 

Contorni indistinti da cui traspare serenità, felicità della bambina

Le sue treccine al vento sono ali aperte,

i capelli di papà nidi d’uccello.

La sua pelle sa di sale e splende alla luce del sole.

Poi papà fa trillare a lungo il campanello rosso.

 

Il campanellino rosso esprime senso di libertà, perché ha la forma di una coccinella

Parole onomatopeiche

Descrizioni sensoriali (visive, uditive, gustative, tattili)

Metafore sul senso della libertà (ali, uccelli)

Bambina si vede per intero, sorride ed è in bici col padre (di cui non si vede il volto)

Luce del sole

 

 

Sensazione di serenità e felicità

“Eccolo!” esulta Isabella, felice di aver ritrovato ciò che sembrava perduto.

I RICORDI sono fatti così! Non sono né troppo lunghi né troppo corti, perché sono fuori dal tempo.

Non sono pesanti come lo zaino di papà, ma leggeri come un palloncino.

 

Definiti i ricordi con immagini poetiche e metafore

Isabella è in un campo e annusa un papavero

Alla treccia ha legato un palloncino

 

Rosso il papavero e rosso il palloncino

Dimensione onirica, immaginifica legata al rosso

Isabella sfila dal manubrio il campanello rosso a forma di coccinella.

Lo tiene stretto tra le mani per coccolarlo un po’ come il suo gatto Camomilla.

“Forse è stato papà a prenderlo dal cassetto e a rimetterlo sul manubrio per portarmi a fare un nuovo giro in bicicletta”, pensa

 

Il babbo può aver preso il campanello dal cassetto per fare altri giri in bici con lei, quindi non si tratta di una presenza passata, come i nonni, ma reale, viva

 

Riferimento a sensazione di serenità, pacatezza (compreso il nome del gatto)

Bambina in primo piano di profilo osserva il campanellino e lo tiene tra le mani

Manubrio e fiori nell’altra pagina

Questo RICORDO è mio per sempre”, dice stringendo a sé il campanello.

Rientra in casa in punta di piedi e corre nella sua cameretta.

Apre il cassetto della scrivania e lo infila dentro, perché il vento non lo porti via o la pioggia non lo bagni o il sole non lo bruci

 

Se i ricordi sono protetti e ben conservati, si manterranno per sempre

Metafore poetiche

Campo di papaveri rossi

Rondini, uccelli che volano sopra

Isabella richiude il cassetto a chiave. È così contenta di aver ritrovato il suo RICORDO che si mette perfino a fischiettare. Fischietta come papà quando in bicicletta corrono insieme verso il mare.

 

Sensazione di serenità finale: lei e il padre vanno verso il mare.

Immagine paesaggistica finale meravigliosa

Di spalle in bici lei e il padre con i capelli folti e rossicci    ancora colore rosso

Anche lo zaino ha tonalità rosse

Lei ha le braccia aperte     libertà

Sentiero di campagna che dà sul mare con sassolini, erba, papaveri, staccionata di legno.

Mare all’orizzonte. Isola. Gabbiani.

 

Immagine paesaggistica finale meravigliosa

 

 


Testo

Illustrazione

Non ho dimenticato le bolle di sapone,

che soffiavo con le labbra socchiuse…

 

PRIMA PERSONA

Racconto autobiografico

Bambina di profilo con lineamenti scuri (sempre mantenuti) e vestito blu

Bolle colorate in rilevo

 

Corrispondenza perfetta tra testo e immagine

Libro sensoriale

Il mio cappello di paglia, le ciliegie e il calore dei giorni d’estate

Primo piano con cappello in rilievo e mobile

Sole e ciliegie che con effetto tattile cambiano colore

Non ho dimenticato il primo giorno di scuola, i quaderni nuovi, tutti i colori sparsi     anafora

Mani, quaderni, matite

Il quaderno giallo si apre

I dolci donati, il mio miglior amico, i nostri mercoledì pomeriggio

 

Attenzione ai dettagli

2 profili

Giochi indicati con bandierine tattili e mobili

Penna, dolcetti

Non ho dimenticato le castagne nascoste, le biglie vinte

 

Riferimento alle stagioni e ai ricordi tipici di ciascuna di esse

Colori autunnali delle foglie e delle castagne (sotto le foglie che si alzano)

Mani per il gioco delle biglie colorate

La musica della pioggia, sotto il mio grande ombrello, e l’apertura della nuova libreria

 

Le piacciono i libri, oltre che il gioco con gli amici o in solitaria, la scuola

Impermeabile rosso, stivali, ombrello

Libreria con tendaggio che si può aprire per mostrare l’interno

Non ho dimenticato l’albero da decorare, e l’emozione per i primi fiocchi di neve…

Vestito rosso e profilo che guarda un ramo dell’abete decorato (decorazioni tattili e movibili) e la finestra da cui si vede scendere fiocchi di neve.

Guarda fuori anche un gatto grigio.

Il mattino bianco, una carota, dei bottoni, un pupazzo di neve

Due profili, pupazzo di neve con i dettagli

Naso che emerge a centro pagina

Non ho dimenticato il giorno della primavera, il mio primo aquilone  e il giusto vento per volare

Profilo con vestitino giallo e stivali

Sole, girandola per vento e aquilone rosso che si apre

Vento indicato con dei tratteggi

Non ho dimenticato quella notte d’estate, tra i rumori della festa sotto le stelle, le nostre promesse, mute

 

Personaggio si è evoluto: dai giochi passa all’amore

Profili che si avvicinano e si sfiorano, quasi a baciarsi

Lei vestito rosso, lui bianco

Luci colorate

Sfondo blu, stelle. Notte stellata

Romanticismo e dolcezza delle pagine finali.


SOLLECITARE I SENSI

LE MADELEINE DI MARCEL PROUST

Proust si riferisce ad un dolcetto morbido – una madeleine - che gli viene offerto e che, appena assaggiato dopo averlo inzuppato nel tè, improvvisamente e involontariamente gli fa tornare alla memoria un vivido ricordo: lui che, da piccolo, riceveva dalla zia una madeleine tutte le mattine al momento del risveglio.

Lo scrittore si meraviglia nel constatare che sia riuscito a  sentire lo stesso gusto e a provare le stesse sensazioni sperimentate tanti anni prima, arrivando a capire che certi sapori possono sopravvivere così a lungo nella nostra memoria anche se noi non ce li ricordiamo più. È bastata una suggestione sensoriale legata al gusto per far riaffiorare un vecchio ricordo quando meno ce lo aspettiamo.

 Qui il brano di riferimento tratto da “Dalla parte di Swam” di Marcel Proust:

Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. È stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione (e proprio ora), per uno schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità… retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi… All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio.


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